I Sanesi avevano per altro data alla nobiltà qualche parte nel nuovo governo, aggiugnendo alla signoria un collegio di sei nobili, e chiamando cento cinquanta gentiluomini nel consiglio generale dei quattrocento.
Carlo propose loro, per completare la costituzione, di dare un capo allo stato, che fosse l'arbitro delle parti ed il moderatore delle contese; ed ottenne, che riconoscessero in tale qualità il vescovo d'Aquilea329, suo fratello naturale, che, valendosi egli della propria autorità, investì della signoria di Siena330.
Ma l'imperatore partì il 5 maggio da questa città per restituirsi a Pisa331, e suo fratello non ritenne che un ristretto numero di cavalli. Il popolo vedeva con estrema gelosia occupato dal patriarca il palazzo pubblico, e rilegata la signoria in una casa privata; onde prese le armi il 18 di maggio, ripristinò agli angoli d'ogni strada le catene di ferro destinate a fermare la cavalleria, e costrinse il patriarca a rimettere i dodici signori nel palazzo332. Quadro giorni dopo scoppiò in Siena una nuova congiura provocata da una contesa ch'ebbe luogo tra alcuni borghesi ed artigiani. Carlo, già abbandonato da' suoi baroni tedeschi, trovavasi in Pisa circondato dai malcontenti, non meno che suo fratello in Siena; onde, altro non potendo, scrisse ai Sienesi, quand'ebbe notizia della presente sollevazione, per pregarli a mandar via sano e salvo il patriarca d'Aquilea, loro promettendo di non più imbarrazzarsi nel governo della repubblica333. I dodici signori fecero allora venire il patriarca nel consiglio generale; gli fecero deporre il bastone del comando e rinunciare con atto autentico alla signoria che gli era stata accordata, obbligandolo a rendere agli ufficj della repubblica tutti i castelli in cui aveva posta guarnigione, e lo mandarono a suo fratello il 27 maggio334.
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