Durante tale incendio tutto il popolo si tenne costantemente armato; ed i Raspanti ed i Bergolini, adunati assieme nelle medesime piazze d'armi, promisero vicendevolmente di scordare le antiche loro discordie, e di concorrere amichevolmente alla conservazione dell'autorità della repubblica sopra la città di Lucca da lei conquistata338.
Intanto avendo l'imperatore fatta occupare la fortezza della Gosta, che Castruccio aveva fabbricata in Lucca, si videro rientrare in Pisa i soldati che la custodivano per parte della repubblica. L'indignazione si rese universale; ma i Raspanti furono i primi a prendere le armi contro i Tedeschi: ne uccisero cento cinquanta, ed assediarono la cattedrale, ove dimorava Carlo IV dopo l'incendio del pubblico palazzo. Paffetta, conte di Monte Scudajo, vedeva con dispiacere i suoi partigiani unirsi ai Bergolini, ed eseguire gli ordini de' Gambacorti, e ne ritirò il più che gli fu possibile dalle file de' sediziosi; indi venne alla loro testa innanzi all'imperatore, assicurandolo che i soli Bergolini avevano eccitata la rivoluzione, ed offrendogli in pari tempo il suo ajuto. I Gambacorti, trovandosi in allora parte presso l'imperatore e parte presso il cardinale d'Ostia, furono tutti imprigionati; e gl'insorgenti, abbandonati dai Raspanti, ed attaccati dal conte Paffetta e dai Tedeschi si dispersero339. Le case dei Gambacorti vennero attaccate dalle truppe imperiali, prese d'assalto e bruciate; quelle de' Sismondi e de' Gualandi, dopo una ostinata resistenza, soggiacquero alla stessa sorte, ed i Lanfranchi abbandonarono vilmente la zuffa340. Cinque Gambacorti, Pietro Gualandi, Guelfo Lanfranchi, Rosso Sismondi, ed altri otto distinti cittadini, vennero arrestati e chiusi nelle prigioni dell'imperatore341.
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