Nella campagna del 1355, riacquistò parte delle città perdute355, ma morì nello stesso anno, come morì pure il suo secondo fratello don Pietro, e la corona passò sul capo del più giovane, don Federico, sotto il quale il regno fu travagliato dai disordini d'una minorità più burrascosa delle precedenti356.
In questo abbassamento della casa di Arragona, quella d'Angiò avrebbe potuto agevolmente vendicare l'antico affronto dei vesperi siciliani, se Luigi di Napoli non fosse caduto egli medesimo nel più vergognoso stato d'abbassamento e di debolezza per la corona, ed il più funesto per i suoi sudditi. Gli sregolamenti della regina Giovanna, sua sposa, lo coprivano di disprezzo in faccia a tutti gli uomini. I principi del sangue, che il re d'Ungheria aveva posti in libertà nel 1353357, avevano manifestato, appena rientrati nel regno, le più allarmanti pretensioni. Il duca di Durazzo ed il conte Palatino di Minerbino tenevano i loro feudi in aperta ribellione contro la corona358. Un semplice borghese degli Abruzzi, messer Lallo, avea occupata la città dell'Aquila ed erasi guadagnato l'affetto de' suoi cittadini, che egli governava come assoluto principe. Luigi, che voleva ricuperare questa città, non seppe impadronirsene che incaricando suo fratello maggiore, che prendeva il titolo d'imperatore di Costantinopoli, di assassinare messer Lallo: e l'imperatore fu abbastanza vile per eseguire quest'infame commissione359.
Per colmo de' mali, la grande compagnia, che in allora saccheggiava lo stato di Ravenna, preparavasi ad entrare nel regno di Napoli.
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