Intanto il re si avanzava con quaranta mila cavalli, e Francesco di Carrara, signore di Padova, sebbene alleato della repubblica, si affrettò d'accettare la neutralità offertagli dagli Ungari a condizione di somministrare le vittovaglie all'armata396.
La vanguardia ungara si era lasciato a dietro il castello di Conegliano, destinato a chiudere l'ingresso del territorio trivigiano. Il re lo cinse d'assedio e lo prese l'undici luglio397. In appresso occupò subito Asolo e Ceneda, indi condusse tutta l'armata intorno a Treviso, Fortissime erano le mura di questa città, e circondate da larghe fosse piene di acqua. I minatori non potevano rendersi utili agli assedianti, perchè tutta quella campagna è così abbondante di sorgenti sotterranee, che non potevasi scavare quattro piedi sotto terra senza che le acque filtrassero nel cavo. L'armata ungara non aveva altri mezzi per impadronirsi di Treviso che quelli della fame e di un lungo blocco. Ma assai prima degli assediati cominciò il re a sentire la mancanza delle vittovaglie, perchè gli Ungari, insofferenti di disciplina, non rispettarono il territorio di Padova, e spogliarono i mercanti che portavano vittovaglie al campo. Più non si trovò persona che osasse continuare così pericoloso commercio, e gli assedianti si videro tutt'ad un tratto ridotti ad un'estrema carestia398.
In pari tempo i Veneziani facevano al re le più vantaggiose proposizioni per ottenere la pace. Offrivano di rendere a Zara l'antica sua libertà, purchè la sua indipendenza venisse riconosciuta ancora dalla corona d'Ungheria.
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