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      La signoria di Siena si obbligò di fortificare il porto di Telamone, di far riparare le strade, d'aprire ai mercanti fiorentini dei magazzini, e di rompere ogni comunicazione mercantile coi Pisani. Una corrisponsione di sette mila fiorini d'oro all'anno venne stabilita in luogo di qualunque gabella, ed i Fiorentini promisero di trasportare a Telamone tutti i banchi che avevano a Pisa e di mantenersi per dieci anni in questo nuovo stabilimento459.
      Quando i mercanti fiorentini abbandonarono Pisa il primo di novembre per ritirarsi a Telamone, il commercio della prima città cadde in un estremo languore. Tutti i mercanti delle altre parti d'Italia, stabiliti in Pisa, si videro forzati a trasportare altresì i loro banchi a Telamone, per continuare gli affari che avevano intrapresi coi Fiorentini. Gli artigiani di Pisa e tutti quelli che ritraevano il sostentamento loro dal commercio, si trovarono tutto ad un tratto spogliati d'ogni guadagno460; e le loro lagnanze determinarono la signoria ad abbandonare ogni pretesa, ed a fare ai Fiorentini, per richiamarli nella loro città, le più vantaggiose offerte, ma non furono accettate. Si volle far sentire ai Pisani che non avevano bisogno di loro, e che per castigare la loro arroganza non erano costretti di prendere le armi461.
      I Raspanti che governavano Pisa avrebbero preferita un'aperta rottura, perchè l'antico odio de' loro compatriotti contro i Fiorentini sarebbesi ravvivato nelle battaglie, e l'entusiasmo militare avrebbe fatto scordare i rimproveri che facevansi alla loro amministrazione.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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