Da principio i Ghibellini non meno de' Guelfi erano stati favorevoli alla libertà: molte repubbliche si erano dichiarate a favore dei Ghibellini, e molti tiranni si erano sollevati tra i Guelfi: ma dopo che la famiglia Visconti ebbe acquistata in Italia una decisa superiorità, si fece carico di favorire ad un tempo i Ghibellini e gli usurpatori, e di confondere il suo proprio partito con quello dell'autorità monarchica. Quando un Guelfo giugneva alla tirannide abbracciava il partito ghibellino per avere il favore dei signori di Milano; e quando una città ghibellina scuoteva il giogo del suo principe, spiegava lo stendardo dei Guelfi per entrare nell'alleanza de' Fiorentini. Perciò quando fu annunciato al popolo di Firenze che molti antichi Ghibellini avevano preso parte all'amministrazione, tutti gli amici della libertà ne rimasero costernati.
Eranvi a Firenze da quasi un secolo de' capi naturali e costituzionali della parte guelfa: erano questi i consoli di cavalleria, o capitani di parte, istituiti nel 1267 per amministrare i beni confiscati a pregiudizio de' Ghibellini. Due di questi capitani erano nobili, altri due plebei, ed ogni due mesi venivano rinnovati a sorte come i priori della repubblica. Coloro ch'erano entrati in carica in gennajo del 1358, erano uomini ambiziosi ed avidi, che seppero approfittare dell'inquietudine inspirata da loro stessi, per farsi accordare la più pericolosa autorità. Fecero sanzionare una legge, in forza della quale qualunque Ghibellino che accettasse pubblico impiego dovesse essere dal podestà condannato ad una pena arbitraria dalle 500 lire fino alla perdita della vita.
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