Marzia, costretta di cedere, prese a trattare direttamente col legato, ed ottenne che i soldati che l'avevano così valorosamente servita, potessero andarsene liberi coi loro effetti: per sè non chiese patti, ed il 21 giugno del 1357, aprì le porte della sua fortezza. Il legato le assegnò per prigione una galera nel porto di Ancona, e vi fu condotta col figlio, colla figlia, coi due nipoti, le due figlie di Gentile da Mogliano, e le sue cinque damigelle495.
Il passaggio della grande compagnia, che a quest'epoca attraversava la Romagna retrocedendo dalla Lombardia, fece un diversivo a favore di Francesco degli Ordelaffi496. Pure non avrebbe potuto preservarlo dalla sua ruina, se in pari tempo, cedendo ad un intrigo, la corte d'Avignone non richiamava il cardinale Albornoz. Gli fu dato per successore nella legazione di Romagna certo abate di Clugnì, uomo senza vigore di carattere e senza talenti. Questo nuovo legato provò ben presto che le virtù d'un monaco non possono supplire a quelle di un generale e di un uomo di stato, ed in sul finire della campagna del 1357 fu costretto e levare l'assedio di Forlì. Vero è che lo ricominciò in aprile del 1358, ma ancor questa volta poco felicemente497. Ordelaffi, che conosceva di nome tutti i suoi concittadini e soldati, che loro di propria mano distribuiva le ricompense e le insegne d'onore498, trovava nel loro attaccamento inaspettate forze. Egli si difese in Forlì tutta la state, e quando la sua situazione cominciava ad essere pericolosa, fu di nuovo liberato dalla grande compagnia che retrocedeva dalla sgraziata sua spedizione degli Appennini499.
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