La repubblica fiorentina, rimasta sola in guerra colla grande compagnia, diede il comando delle sue truppe a Pandolfo Malatesta, uno de' signori di Rimini. Ella aveva inallora al suo soldo due mila cavalieri, cinquecento Ungari e duemila cinquecento arcieri armati di corazza. Ma ben tosto le giunsero i soccorsi dei signori di Lombardia, che oltraggiati ed a vicenda venduti dalla compagnia, desideravano tutti di vendicarsi. Barnabò Visconti mandò mille corazzieri e mille pedoni; Francesco di Carrara, signore di Padova, le spedì duecento cavalli, trecento il marchese d'Este, e si videro allora con maraviglia i tiranni assistere una repubblica, che più d'ogni altra erasi mostrata nemica de' tiranni, mentre i comuni liberi, che i Fiorentini avevano costantemente soccorsi, abbracciarono tutti per debolezza o per invidia il partito che poteva più d'ogni altro riuscire dannoso ai loro antichi alleati. Perugia trattò colla compagnia per cinque anni, promettendole un sussidio annuo di quattromila fiorini, il libero passaggio pel suo territorio, e viveri contro pagamento507. Siena e Pisa s'accordarono facilmente cogli avventurieri a condizioni press'a poco uguali.
Il conte Corrado Lando, avendo nei primi giorni di maggio del 1359 ricevuto il danaro che il legato gli aveva promesso, passò colla sua compagnia dalla Romagna nello stato di Perugia. Attraversò Città di Castello e Borgo San Sepolcro, dipendenti da questa repubblica; e non potè contenere i suoi soldati dal saccheggio in un paese che aveva promesso di trattare come amico.
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