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      L'armata contava quattromila cavalieri ed altrettanti pedoni, tutta gente scelta e comandata da buoni ufficiali. Pandolfo, munito di pieni poteri, partì senza che gli fossero dati nè consiglieri, nè sopravveglianti, ed andò ad accamparsi sulla Pesa per far testa ai nemici510.
      La compagnia che, sempre minacciando i Fiorentini, tenevasi rispettosamente lontana dal loro territorio, passò dietro Siena ed entrò per le Maremme nello stato di Pisa. L'armata fiorentina mutò allora posizione, e venne ad accamparsi a Montopoli. In appresso la compagnia s'avanzò fino a Pontadera sull'estremo confine pisano, e l'armata fiorentina andandole incontro, trovaronsi due sole miglia distanti l'una dall'altra. Ma i Fiorentini, ch'erano in pace coi Pisani, non volevano violarne il territorio; ed il conte Landò, sebbene il terreno non presentasse maggior vantaggio all'una o all'altra parte, non osò attaccare l'armata di Pandolfo. Dopo essersi tenuto cinque giorni in presenza511 di que' nemici, che aveva sì lungo tempo minacciati, il 10 luglio trasportò il suo quartiere a san Pietro in Campo nello stato di Lucca, girando in tal modo intorno alle frontiere fiorentine senza porvi mai piede. Pandolfo all'indomani prese posto alla Pieve a Nievole, nella stessa campagna, ma sul territorio fiorentino. Il paese che divideva le due armate era aperto e proprio a dar battaglia512.
      Il 12 luglio si videro giugnere al campo fiorentino alcuni trombetti del conte Lando, che portavano sopra rami di spine un guanto stracciato e sanguinoso.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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