Durante la state del 1360, i castelli del Bolognese caddero quasi tutti in potere de' Visconti; ed ancora gli abitanti delle città cominciavano a provare le più dure privazioni. Due de' signori di Rimini Galeotto Malatesti, e Malatesti Unghero, eransi incaricati della difesa di Bologna, e comandavano le sortite dei cittadini. Questi, per mantenere la ricuperata libertà, si sottomettevano alla militare disciplina, e riprendevano con piacere le armi. Ma non era che colla spada alla mano, che riuscivano a dividere coi loro nemici i proprj raccolti, ed a far entrare munizioni in città533.
Tutt'ad un tratto il generale di Barnabò levò il campo il 15 di settembre, ed abbandonò, disordinatamente fuggendo, il territorio ceduto alla chiesa534. Egli fuggiva alla vista di un'armata barbara, cui la liberazione di Bologna era stata predicata come oggetto d'una crociata. Albornoz aveva promesso agli Ungari le più ampie indulgenze per chiamarli in Italia; ed in tal modo ne aveva persuasi sette mila a passare in Romagna con settecento corazzieri mandati dal duca d'Austria. Ma questi nuovi crociati usciti dalla più ignorante classe di una nazione da poco ridotta a civiltà, erano uomini senza fede e senza pietà, avidi soltanto di preda, e che, dal momento che giugnevano in un paese pellegrinando, dimenticavano il loro progetto di santificarsi, e si diportavano piuttosto da assassini che da soldati535.
Gli Ungari, giunti nel Bolognese quando n'era di già uscita l'armata de' Visconti, terminarono il guasto cominciato dai nemici.
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