Saccheggiavano essi i raccolti, e spesso uccidevano i contadini fin presso alle porte della città. All'aspetto di tante crudeltà il legato finse di corrucciarsi col conte Simone della Morta, capo di quest'armata di barbari. Barnabò Visconti, avvisato delle divisioni insorte tra i nemici, licenziò parte delle sue truppe per diminuire in tempo d'inverno le spese del suo stato militare. Il legato l'aveva preveduto, ed in allora si mostrò di subito riconciliato cogli Ungari, accolse tutti i soldati licenziati dal Visconti, e spinse improvvisamente a mezzo novembre tutta la sua armata nel territorio di Parma: Galeotto Malatesti, che la comandava, non incontrò chi gli si opponesse, e fece sul territorio nemico una ricchissima preda536.
Ma questo piccolo vantaggio non bastava a rimettere in buono stato gli affari del legato. La corte d'Avignone non gli mandava i promessi sussidj, e mancando di danaro era forzato a licenziare le truppe dopo una breve campagna: Barnabò al contrario era ricchissimo onde poteva impiegare nell'impresa di Bologna seicento mila fiorini; e col danaro rimontava subito dopo la disfatta un'armata mercenaria. Albornoz, abbandonato dalla sua corte, le di cui entrate venivano dissipate dalla corruzione e dall'intrigo, ebbe di nuovo ricorso all'assistenza degli stranieri. In primavera del 1361 andò per la seconda volta in Ungaria, ed ottenne dal re Luigi lettere patenti che vietavano a tutti gli Ungari, che militavano in Italia, di portare le armi contro la chiesa537. Albornoz non raccolse altro frutto dal suo viaggio, nè furono più felici i suoi deputati presso la signoria di Firenze: quella repubblica fu costante nella presa risoluzione di essere fedele ai suoi trattati con Barnabò; e solamente accordò ai Bolognesi alcune facilitazioni per tirare i loro approvvigionamenti dalla Toscana538.
| |
Simone Morta Visconti Ungari Visconti Parma Galeotto Malatesti Avignone Barnabò Bologna Ungaria Luigi Ungari Italia Firenze Barnabò Bolognesi Toscana
|