Tano erasi alleato all'arcivescovo Visconti, quando questi era in guerra coi Fiorentini, e dopo tale epoca erasi conservato fedele ai signori di Milano, malgrado l'avviso che un giorno gli diede il suo buffone. Essendosi questi gettato entro ad un fosso, che divideva i dominj del conte da quelli della repubblica fiorentina, si fece a gridare all'armi con quanta voce poteva. I Fiorentini, accostumati dalle frequenti vessazioni del conte a correre alle armi al menomo segnale, si adunarono in numero d'oltre cinquecento. Il conte accorse ancor esso e rampognò il buffone d'avere sparso l'allarme in tutto il paese: «Guarda conte, gli rispose il buffone, come alle mie sole grida sonosi ragunati cinquecento uomini del territorio fiorentino, senza che sia venuto in mio ajuto un solo servitore de' signori di Milano; non vedi tu in buona fede, che tu potresti suonare il corno d'Orlando tutto l'anno senza poter far venire da Milano in tuo soccorso cinque uomini556.» La predizione del buffone si avverò: stanca la repubblica fiorentina di soffrire in Mugello le avarie del conte Tano, dopo aver chiesto ed ottenuto l'assenso de' Visconti, fece assediare i due castelli di Monte Carelli, e di Monte Vivagni, i quali furono presi e riuniti al territorio fiorentino, e il conte Tano trattato qual capo d'assassini perdette la testa sul patibolo.
La famiglia degli Ubaldini, non meno potente di quella dei Tarlati, possedeva vasti feudi negli Appennini; ma di questi tempi s'andava indebolendo con una guerra domestica.
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