I Raspanti, che governavano la repubblica, venivano chiamati autori d'ogni danno che soffriva il commercio: essi, dicevasi, si erano sforzati, per odio che portavano ai Guelfi, di far nascere una guerra tra Firenze e la loro patria, mentre i Bergolini, che governavano prima, avevano rappacificate le due repubbliche. I Gambacorti, capi della precedente amministrazione, erano ancor essi mercadanti, e non avevano sagrificato l'interesse generale ai pregiudizj del partito ghibellino, dal quale cominciavano a staccarsi. Un agente di cambio, detto Federigo del Mugnajo, assicurato che tutti i mercanti di Pisa erano malcontenti, intraprese a riunirli per cacciare i Raspanti, e richiamare i Bergolini. La sua professione lo aveva reso noto a tutti i mercanti, e gli dava frequenti occasioni d'udire le loro lagnanze intorno allo stagnamento del commercio. Egli incoraggiava tali lagnanze, faceva il confronto dell'imprudente animosità dei Raspanti colla savia moderazione de' Gambacorti. Quando vedeva coloro che lo ascoltavano abbastanza irritati, sicchè potesse sperare d'impegnarli a secondarlo, loro esponeva i suoi progetti. I congiurati dovevano occupare la piazza il venerdì santo, 3 aprile 1630, dovevano uccidere i principali capi de' Raspanti, richiamare i Bergolini dall'esilio, e rendere ai Fiorentini le antiche loro esenzioni. Questa trama venne denunciata alla signoria il giovedì santo; onde vennero arrestati diciotto de' principali congiurati, otto de' quali furono condannati alla morte, e dieci banditi, e vedendo i Raspanti che un grandissimo numero di cittadini credevasi compromesso, essi non osarono spingere più in là le loro indagini561.
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