Ma prima di confidare il segreto a così esteso numero di congiurati, Tribaldino, senza avere ancora un complice, aveva fatti pervenire alla signoria a diverse riprese alcuni falsi indizj per farle cercare una trama che non esisteva; e tali progressive false denuncie avevano disposta la signoria a non farsi più carico degli avvisi che le potessero giugnere intorno alla sua cospirazione.
Tribaldino convenne coi congiurati, che in un determinato giorno, nel principio di ottobre del 1361, alcuni appiccherebbero il fuoco ne' diversi quartieri delle città, altri occuperebbero il palazzo, ed ucciderebbero i priori ed i camerlinghi, ond'era composto il governo, mentre i loro compagni aprirebbero le porte ai contadini, introducendoli in città, e rendendosi per tal modo padroni dei borghesi: nello stesso tempo alcuni uomini, affigliati ai congiurati, dovevano far ribellare tutti i castelli del territorio perugino. Tutto il piano della cospirazione sembrava dettato da una vendetta infernale piuttosto che dall'ambizione d'un cittadino. Dopo un'orribile carnificina de' signori di Perugia, la repubblica sarebbe probabilmente venuta in mano di qualche tiranno: per buona sorte Tinieri da monte Mellino, uno de' congiurati, spaventato da tanti orrori, e lacerato da rimorsi, rivelò ai priori il segreto della congiura. Niccolò delle Mecche e Ceccherello dei Boccoli, furono all'istante imprigionati con quattro de' loro satelliti; tutti gli altri si salvarono colla fuga. Si credette di dover lasciare al popolo il giudizio di una causa di tanta importanza, ed all'indomani il parlamento condannò a morte in contumacia, come traditori e ribelli, quarantacinque tra gentiluomini ed antichi cittadini; novanta altri furono assoggettati ad un'ammenda; i due congiurati ed i loro satelliti, arrestati subito dopo la rivelazione della trama, furono i soli condannati al supplicio564.
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