Impiegarono in queste ridicole ostentazioni una forza ed un tempo che sarebbe loro bastato per fare importanti acquisti601. Guastarono in seguito la campagna tra Firenze e Prato, le Lastre, la Val di Pesa, ed una parte della Val d'Arno; finalmente tornarono a Pisa pel piano di Empoli602.
Quando la peste cessò, i Fiorentini si presero cura ancora essi di adunare un'armata. Trattarono colla compagnia della Stella, ch'era in Provenza e con varj capitani tedeschi, ma Barnabò Visconti ebbe modo di render vani tutti i loro negoziati, e di ridurli a due mila cavalieri mal armati e male capitanati, che arrolarono in mancanza di altri603. I Fiorentini posero alla loro testa Pandolfo Malatesti, uno de' signori di Rimini, che poc'anni prima aveva con tanta prudenza e valore difesa la Toscana contro il conte Lando e la grande compagnia.
Ma il Malatesti era di quella razza romagnuola tanto in Italia rinomata per la sua perfidia ed i suoi tradimenti. Sapeva in quale stato di spossamento aveva la peste gettata Firenze; sapeva che alcuni domestici intrighi, effetti dell'ultima congiura, rendevano debole il governo; vedeva che la momentanea potenza de' Pisani, e la forza della compagnia inglese erano cagione di grandi timori in città, e si lusingò, ove gli riuscisse di accrescere il timore del popolo, di vendergli cari i suoi soccorsi, ed all'ultimo di avere la signoria di Firenze, siccome in altre quasi eguali circostanze, l'avevano prima di lui ottenuta i duchi di Calabria e di Atene.
Questa speranza fece tenere a Malatesti la più perfida condotta e la più criminosa.
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