Manno Donati di Firenze, e Bonifazio Lupo di Parma adunarono i soldati, li fecero armare e li prepararono alla battaglia. Ricevettero vigorosamente i Pisani tosto che questi si presentarono. Hawkwood, che contava sopra una sorpresa, ritirossi a precipizio co' suoi cavalli, tostocchè conobbe di essere atteso. La fanteria pisana ebbe mille morti e due mila prigionieri, ed il resto salvossi a stento, e non avrebbe potuto fuggire se Galeotto avesse voluto approfittare della vittoria. Ma tutt'all'opposto questo generale non pensò che ad eccitare il malcontento nell'armata, sollecitandola a pretendere ricompense di doppia paga e di mese compiuto per avere difeso il campo, ov'erasi lasciata sorprendere625.
Gl'intrighi e la malafede de' Malatesti e la discordia che manifestavasi in diversi corpi dell'armata fiorentina, determinarono finalmente la signoria a pensare di proposito alla pace. L'onore della repubblica era stato posto in sicuro dalla vittoria di Cascina; i Pisani erano umiliati e deboli, e Firenze doveva oramai temere assai più il suo proprio generale che i nemici. La signoria rinnovò adunque i trattati che il generale de' Francescani aveva aperti. Urbano V aveva dato l'arcivescovo di Ravenna per aggiunto a questo monaco. Colla loro mediazione gli ambasciatori dei due popoli unironsi a Pescia, nella chiesa di san Francesco, ed il congresso si aprì con egual desiderio da ambe le parti, di terminare le ostilità626.
Ma, sebbene il trattato fosse in breve ridotto a termine, una strana rivoluzione sopraggiunta a Pisa rovesciò il governo di questa repubblica, e fu in procinto di rinnovare la guerra, prima che si pubblicasse il trattato di Pescia.
| |
Donati Firenze Bonifazio Lupo Parma Pisani Galeotto Malatesti Cascina Pisani Firenze Francescani Ravenna Pescia Francesco Pisa Pescia
|