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      Eri bello e sano, coi capelli biondi e le gambocce nude, la giovane carne ancora tiepida di sonno. I tuoi occhi strani, inquieti o estatici, guardavano contenti la bella tovaglia bianca che aspettava ancora te prima d'esser portata via, e i tanti piatti che papà aveva coperti con altri piatti a rovescio per conservarti calde le vivande.
      E ti annodavano un tovagliolone odoroso di lavanda, ti mettevano davanti i lunghi, teneri risi nel grasso brodo di pollo; la coscia di pollo e l'ala per i tuoi denti aguzzi; l'ombolo liscio cosparso dalla salsa di capperi; le rosse ciliege carnose, a ciocche, con cui t'orecchinavi deliziato del loro fresco; il fettone di torta, la piú grande fetta che il nonno tagliava apposta per te. E tu zitto, metodico, grave, sparecchiavi tutto senza domandare cos'era. Ma tutto ti piaceva, e tutto bastava appena per una corsa in giardino. Eri sano e forte; i tuoi compagni ti nominavano subito comandante, poiché li vincevi in corsa, in lotta e in tirar sassi. Eri buono, e tutti ti volevano bene.
     
     
      Steno, Gigetto, Toci, Oidecani, Eugenio, Vincenzo, Scarpa, Pipi op-là, in acqua, in acqua! Oggi si combatte per l'onore del club "Dagli!".
      Schizza il mare a ondate quando il "Dagli!" si butta a testa giú dalle palafitte. Il panciuto col cappello di paglia stinta che prima d'adagiarsi nell'acqua bagna igienicamente l'ombilico e la fronte, scappa via impaurito dal nostro tuffo. Scappan via tutti i pacifici bagnanti dalla zattera, dalla corda, dal trampolino, perché nessuno sa dove oggi il "Dagli!


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Il mio Carso
di Scipio Slataper
pagine 103

   





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