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      Che male ti ha fatto egli, prima di uccidere Abele? perché? La bibbia non dice niente. Pensai che questo poteva essere il pensiero centrale d'una tragedia, e mi misi a ridere malignamente. Io avevo già ucciso Abele.
      Abele aveva teso le corde fra i corni del bufalo fucilato da me, e cantava. Io l'uccisi. Ma ora le foglie che mi toccavano erano dure e aspre di veleno come pennini. Desiderai ardentemente: "Abele Abele se tu fossi ancora melodioso in me, in quest'ora di suprema stanchezza! Io ho voglia di veder le stelle in cielo e cantare un grande canto".
      Ma mi ghignai.
      L'anima mi s'era ormai coagulata per il gocciare della vita inacidita, rabbiosa, negatrice, e mi corrose in rughe la faccia, incassandosi una tana nelle occhiaie.
      Non vedevo piú le cose, e diedi di cozzo senza sapere in spigoli acuti onde gli altri mi credettero un eroe. Io andavo per la strada già scavata, disgustoso a me stesso, desiderando che qualcuno mi bastonasse a morte.
      Una volta anche mi proposi d'uccidermi, ma davanti allo specchio non potei ammazzare l'essere maligno e ironico che mi guardava. La donna che m'amava non torse il viso, mi si avvinghiò nervosamente al collo e tentò con tutta la sua anima di darmi un bacio; ma le sue labbra non aderirono sulle mie.
      Ora sono quieto e viaggio negli espressi.
     
     
      No, no, la mia vita non fu cosí, ma lo stesso io mi trovo inquieto e spostato. Io ho trovato compagni e amicizia, e ho lavorato con essi, ma io sono meno intelligente di loro. Io non so dir niente che li persuada.


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Il mio Carso
di Scipio Slataper
pagine 103

   





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