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      Essi invece sanno discutere e dimostrare che bisogna esser convinti di questa o quella cosa. Io sono impersuaso e contraddittorio. Bisogna star zitti e prepararsi.
      Ma perché essi qualche volta s'accasciano disperando di tutto? Chi vuol riformare gli altri non ha diritto d'esser debole. Bisogna andar avanti e dritti. Bisogna accogliere con amore la vita anche quand'essa è pesante. Bisogna obbedire al proprio dovere. Essi sono piú intelligenti e piú colti e piú stanchi.
      Forse io sono d'una città giovane e il mio passato sono i ginepri del carso. Io non sono triste; a volte mi annoio: e allora mi butto a dormire come una bestia in bisogno di letargo. Io non sono un grübler. Ho fede in me e nella legge. Io amo la vita.
      Ma i discorsi d'arte e di letteratura m'annoiano. Io sono un po' estraneo al loro mondo, e me n'addoloro, ma non so vincermi. Amo di piú parlare con la gente solita e interessarmi dei loro interessi. Può essere che tutta la mia vita sarà una ricerca vana d'umanità, ma la filosofia e l'arte non m'accontentano né m'appassionano abbastanza. La vita è piú ampia e piú ricca. Ho voglia di conoscere altre terre e altri uomini. Perché io non sono affatto superiore agli altri, e la letteratura è un tristo e secco mestiere.
     
     
      Dunque facciamo l'articolo. Da molto tempo sto zitto: è tempo di risbucare. Lapis rosso: 1, 2, 3, 4, 5...; le cartelle sono numerate e pronte. Accendiamo la sigaretta. Inchiniamoci sul tavolino per venerare il pensiero che gorgoglia, commisto all'inchiostro, giú dalla penna.


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Il mio Carso
di Scipio Slataper
pagine 103