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      Anche altre storie mi raccontai. Ma poi fui stanco, e non potevo dormire. La mia testa erano tanti pensieri rotti che nascevano e svolavano via da tutte le parti, portandomi in mille posti contemporaneamente. Sudavo. Allora m'alzai, mi vestii in furia, intascai il mio coltello a serramanico, e andai. In via Chiadino c'era ancora una coppia d'amanti, e la donna giocava con le dita del compagno che la teneva avvincolata a sé. Io pensai: "Quella donna gli può benissimo morire proprio questa notte". I cani abbaiavano. Appena su, verso Kluch, dopo la stanga giallonera della dogana, io fui solo e respirai. Camminavo senza pensare.
     
     
      Anche questa mattina s'è alzato il sole. E come al solito i muratori camminavano nella strada silenziosa, con i loro grossi tacchi. Ho visto una donna dirimpetto alla mia finestra spalancare le imposte e chiamare il figliolo ch'era ora di scuola.
     
     
      Dentro di noi s'accumulano molte nausee e schifi, e un giorno escono e ci appestano l'aria che respiriamo. Secca assai vestirsi, mangiare, alzarsi dalla sedia, ed è inutile; ma è meglio non turbare le abitudini e mettere un piede davanti all'altro perché ci hanno insegnato a camminare. Soltanto non porre ostacoli alla noia, perché allora il pensiero s'agita e fa patire; ma se no, la vita procede calma, senza scosse né sussurri.
      Silenzio e pace. Si cammina per le strade senza far rumore. Non bisogna svegliare. La gente dorme, male, bene, ma dorme. Nessuno ha diritto di svegliare il sonno di nessuno. Passa qualche nottambulo, e una guardia di pubblica sicurezza piantona a passi larghi.


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Il mio Carso
di Scipio Slataper
pagine 103

   





Chiadino Kluch