Questa buona figliuola è cosí felice che sono venuto, dopo tanto tempo!, a trovarla. Mi prende le mani guardandomi con tanto affetto; e non chiede e non è curiosa. Forse ella sa, ma mi lascia godere in pace il tepore della stanza riscaldata e la tranquillità della sua casa.
«Berremo una tazza di tè, vuole? Aspetti: dico di non essere in casa per nessuno, sono cosí contenta!» Ma no, perché? Anzi, ho voglia di vedere un po' di gente e discorrere con loro. Son rimasto qualche giorno lontano. Ho sofferto un poco; ma ora mi son rimesso quasi completamente. Beviamo il suo buon tè, aspetti, questo biscotto è piú buono.
E cosí mentre si sta chiacchierando da buoni amici, viene una signorina, porta nuovi discorsi, si parla, anche si discute. Poi io saluto affettuosamente e torno a casa e sorrido ai miei e gioco con loro. Essi sono contenti.
A poco a poco, meravigliandosi l'un l'altro, tornano a parlare con voce naturale, senza guardarmi piú di sfuggita e chinare la testa sulla tavola, imbarazzati, non sapendo che dire. Ora a poco a poco la vita nostra riprenderà l'usato tono, vedrai mamma; anche lavorerò. Sono un po' cambiato, è vero, ma tornerà anche la speranza, aspettiamo un poco.
Ma l'anima mia benedetta ha ancora tanta forza da negare duramente, no, no! cosí, no. Via dagli uomini finché tu non li ami. Via! rispetta almeno il tuo dolore.
Meglio questa scrosciante piova sul mio capo, e tornare lassú, magari per sempre.
I cani di notte! Vengo su, via dalla città, dimenticando per la fatica di metter un piede davanti all'altro, e non sento frondeggiare gli alberi lungo la mia salita, non vedo queste piccole case solitarie, serrate e sbarrate come per un assassino notturno che sempre sia pronto.
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