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      Le piccole parole non possono spiegare la tua morte. Ma ogni buon atto nostro viene da te, e tu continui a vivere nel laborioso amore. Cercheremo d'esser degni di te. La nostra opera è tua, e se possiamo esser contenti di lei, il tuo sorriso ci dà gioia e pace. Noi ti ringraziamo, sorella, e amiamo la tua morte come abbiamo amata la tua vita.
     
     
      Tu non conosci il mistero, ma anche il dolore che ti fermò gli occhi sul nulla è parte di esso; e se tu lo esprimi sinceramente, una parte del mistero è svelata. Perché dal fiore tu conosci le radici, non dalle radici la pianta.
      Se il tuo dolore è inerte, che vale il tuo dolore? Allora esso è vano, e tu, la tua vita, e il mondo. Come nella sacra forma umana tu devi cercare il mistero, cosí il dolore e la gioia sono lo sformato nulla da cui tu devi estrarre un nuovo mondo. Se tu fai, il tuo dolore ha preparato agli uomini una piú intensa eternità.
      Perché non sai cos'è il bene, ma senti chiaramente cos'è il meglio. Il patimento è buono, se esige da te un piú profondo dovere. Cosí tu ti allarghi nel mistero, nutrendoti di lui, e le sue tenebre diventano sole nella tua anima.
      Per questo, che tu devi essere piú buono, tu sei uomo fra gli uomini. Ora li puoi amare perché hai sofferto e disperato. Benedici il tuo dolore e scendi, sereno e severo, fra essi.
     
     
      Sono disteso nell'erba. Sugli occhi mi sventola il sole con il tremolio soffuso degli olivi. Giunge giunge pieno di salute e di gioia il maestrale dell'Adriatico. Abbrividisce il verde mare di Grignano, e sprazza in innumeri fiamme e scintille dorate, e la fresca pace mi penetra disciogliendomi come terra di marzo.


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Il mio Carso
di Scipio Slataper
pagine 103

   





Adriatico Grignano