In essa professò G. Antonio Giobert, il cui nome suona venerato a tutti coloro che l'ebbero a maestro. Profondo ed erudito nella scienza, al cui progresso potentemente contribuirono le sue pazienti ed ingegnose ricerche, era egli pur anche peritissimo nella Chimica tecnica, e di ciò fanno fede i suoi scritti. Egli attese all'insegnamento, dapprima sotto il dominio francese dall'anno 1800 al 1813, e più tardi sotto il dominio della Casa di Savoia dal 1819 al 1834. Egli è specialmente nel primo periodo della sua carriera universitaria, che egli pose opera a dichiarare nelle sue lezioni le applicazioni della Chimica alle arti. Quindi l'arte del tintore, del conciatore, la fabbricazione dei sali ed acidi minerali, l'estrazione dei metalli ecc., furono soggetto intorno a cui si aggirarono le sue lezioni, alle quali accorrevano molti uditori, e tra questi non pochi manifattori, desiosi di volgere a loro vantaggio i precetti che egli dettava.
Dopo la morte del Giobert, la sua cattedra, a cui si conservò l'antico nome di cattedra di Chimica generale e tecnologica, venne coperta da due chiari e valenti insegnanti, il defunto Vittorio Michelotti e Lorenzo Cantù. Ma il loro insegnamento non fu e non potè mai essere di proposito diretto alla esposizione delle applicazioni della Chimica alle arti: e la ragione sta nella brevità del tempo concesso al loro corso, e nell'essere questa scuola destinata all'istruzione degli alunni delle scuole Medico-Chirurgica e Farmaceutica, ai quali una minuta esposizione di cose tecniche tornerebbe di ben poca utilità. Le lezioni dei due illustri Professori furono costantemente seguite, e quelle del Cantù il sono tuttora, da numeroso stuolo di uditori volontarii, ma ben pochi furono mai sempre gli uomini addetti all'industria ed al commercio, i quali cercassero di avvantaggiarsene.
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