Mi riserbo a studio più minuto di questa reazione.
La Piroglicerina resiste a freddo all'azione dell'acido solforico con-centrato: l'acido nitrico non l'altera sensibilmente; l'acqua regia non l'intacca che debolmente e con la bollizione prolungata. L'acido cloridrico reagisce su di essa con produzione di cloro. Le basi potenti la colorano in giallo; colla bollizione la potassa caustica la decompone con produzione d'ammoniaca.
L'azione del calore decompone la Piroglicerina: una gocciola scaldata su d'una lamina di platino si accende e brucia vivamente con fiamma: in tal caso non ha luogo detuonazione: essa è però dotata di potere detuonante al massimo grado. Quando conobbi questa sua proprietà io ero lontano da credere che essa la possedesse in grado così eminente; io avea lasciato in una capsula di vetro alquanta soluzione eterea di questa sostanza alla lenta evaporazione: la quantità di Piroglicerina che vi era contenuta non pesava al certo più di 2 o 3 centigrammi. Il mio collega prof. Moriondo, ed altre persone erano presenti quando per curiosità posi sotto la capsula la fiamma d'una lampada a spirito: la sostanza si decompose con violenza producendo scoppio come d'un archibugio, la capsula andò in frantumi. Un'altra volta volli decomporne una gocciola in un tubo di vetro: una detuonazione più violenta della prima ridusse in polvere il tubo, sicchè più nulla non me ne rimase fra le dita, alle quali provai una violentissima commozione. Molte scheggette di vetro mi ferirono la mano ed il viso: un mio amico che era presente ed a più d'un metro di distanza ne ebbe il viso ferito in più luoghi.
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