Ha un sapore dolcigno aromatico. Giova l'andar cauti nell'esplorare questa proprietà, attesa la sua azione venefica pronunciatissima. Versata su d'un foglio di carta vi fa una macchia come d'olio. È liquida anche a -20°c. Non è volatile. È insolubile nell'acqua, solubilissima per l'incontro nell'alcool e negli eteri. La soluzione alcoolica fornisce coll'addizione d'acqua un precipitato liquido di piroglicerina. Il calore non decompone (entro certi limiti) la piroglicerina, a +100°c, essa sembra conservarsi inalterata; se se ne pone una gocciola su di una lamina di platino, che gradatamente si scalda sulla lampada a spirito, si scorge la decomposizione incominciare per lo svolgimento di vapori rutilanti. A temperatura elevata la decomposizione si fa più rapida e con deflagrazione accompagnata da fiamma. Rimane alquanto carbone residuo. Quando però una piccola quantità di piroglicerina trovasi rapidamente invasa da calore sufficiente per determinare la decomposizione, questa ha luogo con violentissimo scoppio. Una gocciolina di qualche centigramma produce una detonazione come di fucile. Per poca che sia la materia, il recipiente, se non è saldissimo, si frantuma con pericolo dell'operatore. Si può tentare lo sperimento senza danno, ponendo una gocciola di piroglicerina su di un vetro d'orologio e toccandola con una lamina metallica incandescente. La piroglicerina detuona potentemente sotto la percussione: una gocciola che si ponga su l'incudine, se vien percossa dal martello, si decompone con violenza grandissima e si converte intieramente in prodotti gazosi, con iscoppio.
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