La polvere seccata all'aria libera, od in un seccatoio a non elevata temperatura non attrae l'umido atmosferico. Esplosiva sotto la percussione, essa mi parve tosto atta a sostituirsi alle preparazioni fulminanti colle quali si caricano le esche fulminanti dei fucili a percussione. E questa fu l'applicazione a cui mi volsi nel citato anno 1847, ed a cui mi applicai veramente con ardore, persuaso che sarebbe stato un vero progresso nell'arte della guerra lo sbandire affatto dall'innescamento delle armi il fulminato di mercurio, corpo pur troppo pericoloso, nel fabbricarlo, nel conservarlo, e specialmente nelle manipolazioni necessarie all'impastarlo ed al caricarne i cappelletti a percussione.
I primi saggi fatti in questa direzione mi furono di potente incoraggiamento. Vuotati, con riscaldamento, alcuni cappelletti a fulminato di mercurio per uso di caccia, li caricai con una mescolanza di nitromannite cristallizzata, e solfuro di antimonio: questo era destinato, come corpo duro, a facilitare la diffusione della percussione a tutta la carica: poi coi cappelletti così preparati mi feci a sparare un'arma da fuoco portatile, carica con polvere pirica comune, e l'esito fu che sempre avvennero e lo scoppio del cappelletto, e lo sparo dell'arma. Si fu in allora che, coll'intendimento di volgere il frutto delle mie esperienze a vantaggio del nostro paese, mi diressi per lettera al Ministro dell'Interno da cui dipendevano le Scuole tecniche, nelle quali io era insegnante, riassumendo in poche parole i fatti osservati, e ponendo la mia scoperta a disposizione dei reggitori nostri, perchè volessero con esperienze ulteriori fecondarla, se utile.
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Ministro Interno Scuole
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