I risultamenti di tali esperienze furono registrati nel diario del laboratorio dell'Arsenale, ed un estratto ne fu pubblicato nel già citato Giornale d'Artiglieria per l'anno 1867 dai signori GONELLA e PARONE. Rammento alcuni fatti più rimarchevoli, tra i tanti osservati, dai quali emergeranno il valore della proposta sostituzione, e le cause per cui essa non ebbe l'esito che io mi lusingai di conseguire.
La nitromannite si ottiene greggia, facendo reagire a temperatura ordinaria la mannite cristallizzata con dieci o dodici volte il suo peso di un misto di due volumi d'acido solforico concentrato, ed un volume d'acido nitrico pure concentrato. Giova che la reazione si continui per circa un'ora. La mannite, che pare sciogliersi in principio nell'acido, si aggruma quindi e si separa: per ottenerla isolata si getta il miscuglio in gran copia d'acqua, in cui la nitromannite è insolubile e si precipita. Colle lavature prolungate si purifica dall'acido aderente. In questo stato essa è amorfa. Sciogliesi nell'alcool a caldo. Col raffreddamento essa cristallizza in bellissimi aghi. L'alcool superstite ritiene sciolta una certa quantità di nitromannite, che se ne può ricavare con nuova concentrazione, ovvero con addizione d'acqua.
Pare che il prodotto primo amorfo non sia omogeneo, sibbene come tale si presenta quello che si ottiene con ripetute cristallizzazioni. 100 di nitromannite greggia danno 75 di nitromannite cristallizzata due volte. La nitromannite, si comporta sotto l'influenza del calore in modo diverso, secondo che è amorfa o cristallizzata, e di prima o seconda o terza cristallizzazione.
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