Che poi la produzione dell'acido ipocloroso richiegga la contemporanea presenza del cloruro alcalino e del cloruro di manganese, da ciò si argomenta: che la soluzione di protocloruro di manganese di per sè non si altera, nè si satura sensibilmente di gaz cloro quando con esso si trovi a contatto; e che inalterabili sono i cloruri alcalini altresì dal cloro, il quale nelle loro soluzioni molto meno solubile si dimostra che nell'acqua pura. Dalle quali cose siamo indotti ad ammettere: che l'acqua in presenza dei cloruri alcalini e del protocloruro di manganese s'atteggi molecolarmente ad una facile decomposizione per via del cloro: o che la presenza dei due cloruri ponga il cloro in condizioni analoghe a quelle che si effettuano quando alla sua presenza nell'acqua pura s'aggiunge la luce come causa modificatrice delle affinità.
Dalle quali cose chiaramente emerge questa conseguenza, che il reagente di Millon per riconoscere se l'acqua di cloro sia stata esposta o no alla luce, non può applicarsi al caso di un'acqua di cloro in cui stieno sciolti cloruri alcalini, perciocchè la presenza di questi sali cagiona le stesse mutazioni nel protocloruro di manganese, le quali promuovonsi dall'acqua di cloro contenente acido ipocloroso.
Azione del cloro sul protocloruro di piomboin presenza dei cloruri alcalini.
Dalle ricerche più sopra menzionate di Millon risulta non essere soltanto il protocloruro di manganese atto a riconoscere la presenza dell'acido ipocloroso nell'acqua di cloro stata soggetta all'azione della luce solare, ma per questo scopo servire altresì il protocloruro di piombo.
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