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      - Ma dunque?
      - Dunque venga stasera, alla Locanda della Luna.
      - Ma ci č speranza?
      - Credo che ci sia sicurezza... A rivederci
      - A rivederci a stasera..
      - Allegri amici, dissi subito appena ebbi lasciato il mio interlocutore - Allegri amici, le speranze non che diminuire, prendono tutte le probalitą di un vicino successo.. Andiamo a mangiare all'Ardenza.
      Senza rispondere alle mille domande colle quali mi oppressero gli altri, che tutti di certo conoscevano il colonnello, accesi un sigaro, e strascinai i reluttanti all'Ardenza.
     
     
     
     
      CAPITOLO II
     
      Il sole, avvolgendosi in un lenzuolo di porpora, si era coricato dietro le ultime linee del tranquillissimo mare; non la pił piccola nube nel cielo, non il pił leggiero maroso in quella superficie azzurra, e dolcemente increspata dal venticello della sera che ci carezzava la faccia: l'isola della Gorgona appariva modestamente su quel sereno Orizzonte, nel quale cominciava qua e lą a apparir qualche stella, tutto ispirava una calma e una pace divina; il creato ti sembrava quasi un'arpa sterminata, da cui si elevasse un canto grandioso: il canto dell'accordo e dell'armonia delle sfere. Era insomma l'ora che la giovinetta, la quale non ha ancora fatto all'amore, prova desiderio di piangere, senza farsene una ragione e contempla malinconicamente il fiorellino che sboccia e la foglia che cade, e risponde con meno affetto agli amplessi materni, chč il cuore in quel momento vuole qualchecosa di pił di quello che ha avuto fin qui; era l'ora in cui il perduto, l'irreconciliabile, quello che non ha niente da perdere, rianda tutte le opere buone che ha fatto, si sente superbo di trovare nella sua vita pił pagine onorevoli che tristi, ripensa a coloro che languono, non invidia quelli che godono, e affissando gli sguardi alla nuvoletta diafana che va sfumandosi nell'azzurro padiglione dei cieli, finisce col dire a se stesso: sien pur gli uomini dappoco e malvagii, io ho in me un patrimonio d'affetto che mi rende contento; il borghese a quest'ora sorbisce sibariticamente una buona tazza di Moka per digerire il pranzo.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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