Esatto più di un'impiegato il giorno della riscossione della paga, lasciai la trattoria e mi avviai, pian pianino, in via Grande esaminando distrattamente il bello spettacolo che mi si offriva davanti e le nuvolette grigiastre che mi uscivano di bocca a causa del sigaro.
Arrivai alla Locanda della Luna, e dopo essermi fatto annunziare dal cameriere, passai in un salotto, dove, intorno ad un tavolino nel quale erano varie bottiglie stappate se ne stavano a chiacchiera tre o quattro individui che formavano una specie di stato Maggiore del Colonnello Perelli. Con mia gran meraviglia vidi tra loro una giovine donna.
Il Colonnello era più brusco del solito e, appena mi vide, si affrettò a parlarmi in tal modo: Anche lei vorrà sapere qualche cosa.. me lo immagino.. ma per ora, purtroppo, siamo sempre alle solite: vede, qui siamo in un piccolo consiglio di famiglia e cerchiamo....
- Se fossi un uomo io!.. Saltò a dire la giovine donna, la quale era la moglie di quel Gagliano, arrestato poco tempo avanti ed ora nascosto in casa, perché tenuto d'occhio dalla questura e deciso a partire, con noi.
- Se foste un uomo voi! - Borbottò il Colonnello, - quando non ci son mezzi...
- Garibaldi, quando ha voluto, è riuscito.
- Se si andasse avanti colle chiacchiere!....
- Eppoi tutti questi giovani che sono qua?
- Li ho fatti partire io... forse?
- Non dico questo: ma è un fatto che non hanno avuto che cinque lire: quattro e novantacinque ne hanno spese pel viaggio e cominciano a far chiasso, perché non si sono anche sdigiunati e qua non conoscon nessuno.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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