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      ... Per noi uomini la gloria, le improvvise e belle emozioni, lo stordimento che ci procurano e i nuovi piaceri e le nuove occupazioni, le gioie dell'orgoglio soddisfatto, per esse la solitudine, la lontananza delle care persone, la continua ansia di saperle in pericolo.
      Tornai giù e dopo poco ci movemmo tutti per il pranzo: nel ripassare io vidi i due fantastici scialli.
      Il trovarci tutti insieme a mangiare sul Var, dopo le belle cose che ci erano accadute, non poteva fare a meno di darci un brio, una parlantina, un ebbrezza, che, chiunque ha in zucca un pò di mitidio, comprenderà perfettamente alla prima. I nostri appetiti erano qualche cosa di classico ed il cameriere di bordo ci guardava con certi occhi stralunati, pensando certamente che, su ogni giorno gli fossero capitati di tali avventori, prudenza avrebbe voluto, che l'ordinario fosse a dir poco, raddoppiato.
      Cominciarono i brindisi; i ricordi più cari s'intrecciavano coi più generosi propositi: ora uno parlava degli occhi celesti della graziosa biondina che aveva lasciato a Firenze, ora un altro giurava di non aver comprato un revolver perché era sicuro di prenderlo al primo ufficiale prussiano, che gli si fosse presentato davanti e che avrebbe ucciso dicerto.
      - Evviva, Evviva.
      Che c'è?
      Entra nella stanza Gagliano! Un altro fiasco che hanno fatto le guardie!
      - Ieri passò da Firenze Ricciotti; là - dice - troveremo lassù anche lui!
      - Evviva Ricciotti - Gridano tutti.
      - E Menotti, e Garibaldi e tutti i bravi Italiani che ci han preceduto!


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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