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      - Viva la libertà d'Italia! - Si gridava tutti come pazzi per via, ed i carabinieri non ardivano di dirci una sillaba; anzi dalle loro fisonomie si vedeva chiaramente che avrebbero lasciato quell'incarico alle guardie di questura, che, tutte impettite, boriose si tenevano dell'arresto di giovani inermi nello stesso modo che avrebbero fatto, se avessero vinto la battaglia, più aspra che si sia combattuta, dacché mondo è mondo.
      Giunti vicini alla Sanità, dove vedevamo sbarcare tutti gli altri, un carabiniere mi toccò dolcemente nel braccio e mi accennò un vaporino, la cui camminiera faceva fumo.
      - Vede quello là? - Mi disse - Era preparato per loro, qualora avessero preso il largo.
      Guardai e quello spauracchio mi fece sorridere; il grande edifizio navale non aveva che due cannoni, uno per parte e di un calibro così modesto, che sembravano, piuttosto giocattoli da bimbi che utensili da guerra. Oh!... se si fosse usciti dal posto, se si avesse cominciato a filare... se erano buoni a acchiapparci con quel trabiccolo, sarei stato contento di perder la testa!..
      La barca si fermò: noi scendemmo. Diedi un'ultimo sguardo al porto, vidi il cammino del Var che fumava, e il battello che era in movimento! Oh come in quell'istante il mio pensiero ricorse alle cabine, dove ci eravamo sdraiati la sera avanti alla medesima ora: oh! come desiderai che il tempo ritornasse indietro di poche ore soltanto per non essere sicuro della barbara realtà, che ci opprimeva in quel mentre.
      Moltissima gente si era affollata a due lati della porta che conduceva all'uffizio della delegazione del porto.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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