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      - E dove ci mandano? - Domandammo al brigadiere dei carabinieri, dopo che avemmo veduto un soldato, latore di un piego, che fu letto attentamente dal capoposto.
      - Io devo trasmetterli ai Domenicani.
      - Sicché proprio in prigione?
      - Pur troppo!
      Un lungo silenzio tenne dietro a queste parole. Creder di andare in Francia e sgusciare diritti come fusi in prigione, era una cosa che non ci si aspettava di certo, e, per quanto tutti, chi più chi meno ci si piccasse di esser filosofi, per quanto dopo l'arresto questa soluzione fosse l'unica prevedibile, una tal notizia dettaci lì a bruciapelo, mentre il ritardo ci aveva fatto rinascere in cuore un po' di speranza, ci mise a tutti un diavolo por capello.
      - Si facciano coraggio - Ci diceva il brigadiere - Prendano le cose con calma... tutt'al più sarà il male di qualche settimana!
      Qualche settimana! - E gli pareva di dir poco al buon'uomo!... Rinunziare alla vita, alle nostre speranze, non goder più di quella libertà, che è prima attributo di ogni essere, ma sia pur per un'ora, per chi sente qualcosa, è sempre un supplizio.
      - Entri, entri, ma mi raccomando non faccia scene - Così diceva, introducendo nella stanza la moglie di Gagliano, un carabiniere.
      - Veramente!... - Borbottò alzandosi il brigadiere...
      - Lasci correre - Ci affrettammo a proferire noi tutti - nessuno parlerà di questo colloquio.
      - Ti hanno messo le manette, questi vili, eh? - E tu non hai avuto cuore di bucar loro la pancia? - Gettandosi al collo del marito, e frammischiando al suo dire qualche singhiozzo, esclamava l'arditissima donna.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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