Perdemmo un cinque minuti a persuaderla che non eranvi state manette, ed allora lei, facendoci dei segni, ci fece capire che, se avevamo qualche cosa di compromettente, le si consegnasse: ed in fatti, colto il momento che i carabinieri non ci guardavano, demmo a lei certe lettere, che, se ci fossero state trovate addosso, non ci avrebbero certamente servito di raccomandazione presso quella gente, che si doveva bazzicare fra poco tempo.
La presenza di una donna in quell'ora tristissima, in mezzo ai carabinieri, dopo tutte le emozioni che si era subito durante il corso di quella giornata memorabile ci procurò un sollievo, e uno stringimento di cuore, che non mi provo nemmeno a descrivere; e quando la ci stese la mano e con voce resa tremula dalla voglia di piangere, ci disse: coraggio, io mi sentii inumidite le ciglia e provai l'inenarrabile voluttà di una lacrima.
- Le carrozze son pronte!
- Partiamo!
- Meno male che marciamo en grands seigneurs.
- Di' piuttosto, come i malfattori che vanno alla Corte d'Assise...
- Eh!... loro ed i principi sono i soli che hanno diritto di avere una scorta! Gli estremi si toccano...
- E si rassomigliano!
Si montò nelle carrozze e dopo un breve tratto di via ci fermammo: si sentì cigolare una porta...
Eravamo giunti ai Domenicani.
CAPITOLO III.
La prigione!... È mai vissuta creatura umana, dirò con Guerrazzi, che sollevando le pupille verso il soffitto di una di quelle stamberghe, in cui, per ravvederlo, s'incretinisce il colpevole, non abbia esclamato esser questa l'invenzione più barbara, che mai sia mulinata nel cervello dell'uomo?
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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Corte Assise Domenicani Guerrazzi
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