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      Oh! venisse un nuovo carceriere gobbo, sbilenco, rachitico, o per lo meno tartaglione si potrebbe ridere qualche tempo per conto suo... Ma no signori, sempre i medesimi volti, sempre il medesimo cielo nč sereno, nč brusco, sempre qualche pezzetto di ragnatelo che ci dą fastidio, cadendo ed appiccicandosi sui nasi respettivi.
      Si fece delle palle colla midolla di pane e ci si mise a giocare alle boccie... Ci si annoiava mortalmente; si tentava attaccare una discussione filosofica o letteraria... sul pił bello un prolungato sbadiglio faceva uscir di carreggiata l'oratore e lo squarcio di poesia e di eloquenza finiva con una solita imprecazione, dove non si risparmiava nessuno. L'unico che vivesse estraneo a tutto quello che si svolgeva dinanzi a noi, era il giovinetto che tesseva omelie, ripensando alla sua bella ed ai dolci momenti che era solito passare con lei. A questi sproloqui, noi assumendo la dignitą di uomini stagionati, e che hanno corso per tutti i versi la cavallina, facevamo tener dietro delle dissertazioni serio-facete, e dei consigli che le pił volte facevano diventar rossa come una ciliegia la faccia del pudibondo giovinetto il quale terminava ogni suo dire, sacrando per tutti gli Dei, che la gentile fanciulla, malgrado tutti gli ostacoli, avrebbe finito per diventare sua moglie. E infatti, oggi tornato di Francia, ho saputo la grata novella del felice connubio che amore sparga sempre di rose il beato talamo in cui piange la ragione e la democrazia: che quel giovine infondo aveva cuore, e si entusiasmava per le idee generose.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





Francia