Ai Martiri di Mentana
I superstiti Repubblicani
S'immagini un pò il buon lettore, quando i guardiani entrarono nella prigione, per portare il becchime a quegli uccelli ingabbiati. Vedere tutti quei lumi, poi quel catafalco... e' era da fare andare in bestia il secondino più mansueto che abbia mai esercitato questa nobile professione! Subito un reclamo dal direttore, il quale seguito dal capo guardiano, dallo stato maggiore e da un nuvolo di carcerieri si presenta maestosamente sulle soglie delle profanata stanzaccia.
- Questo è troppo!... Io sono buono, ma non lo sono tre volte... Impongo loro di tor via quel cartello rivoluzionario...
- Ma noi non diamo noia a nessuno, e poi qui chi lo vede?
- Non importa... Lascino pure il catafalco, ma levino il cartello!
- Ma se nessuno può leggerlo!...
- Io ho usato troppe gentilezze con loro - questo scandalo non lo subisco...
- Ma, se non v'è scandalo!
Insomma per il buon della pace, fa necessario tor via quel disgraziato cartello. - È un fatto, chiaro, lampante e arci che provatissimo: i governi che pericolano hanno paura dei morti, eguali in tutto e per tutto all'infermo incurabile che fa il viso serio solamente a sentir parlare di morte.
In premio di non aver preso parte alle dimostrazioni sovvertitrici dei nostri amici, quel giorno noi fummo mandati a prender aria un'ora più presto.
Una dolce sorpresa ci attendeva sulla terrazza: arrampicandoci sull'inferriata, e spenzolandoci come meglio si poteva, si vide sedute sulla spalletta di un fosso che attraversava la via, le due fate dai magici scialli, che tanto mi avevano dato a riflettere sul Var: esse guardavano in su; era certo che qualche prigioniero, aveva portato con se molta parte di cuore di quelle creature che credevamo vezzosissime e che le ci apparivano come una visione, nei momenti più climaterici di quella intrapresa.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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Martiri Mentana Repubblicani Var
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