Un tal disegno ci portò per le lunghe: e tra proposte, decisioni, consigli si perse un tempo prezioso.
Mentre nell'Atene dell'Arno, quantunque muniti delle più belle intenzioni, non si dava nè in tinche, nè in ceci, il coraggioso e bravo Ricciotti compieva la romanzesca impresa di Chantillon. La democrazia e tutti coloro che sentono amore per l'Italia, applaudivano calorosamente il giovane condottiero, che con un pugno di uomini, sorprendeva, notte tempo, ottocento Prussiani, ne faceva più che quatTrocento prigionieri, e toglieva loro buon numero di cavalli e di armi.
Garibaldi, dopo aver costituito il suo microscopico esercito a Dôle, si era portato ad Autun, e dopo avere ottenuto splendidi resultati a Lantenay, si era spinto fin sotto Dijon, ed avrebbe certamente occupato questa città, se l'imperizia e la codardia della guardia mobile non lo avesse obbligato a ritirarsi fino nella città, da dove si era partito con tanta speranza nel cuore. I Prussiani avevano cercato di sorprenderlo, capitando all'impensata in Autun, ma grazie all'esattezza dei tiri delle batterie da montagna che l'illustre generale aveva sotto i suoi ordini ed al valore dei giovani volontarii, i tremendi soldati che facevano paura a tutta l'Europa, dopo averne buscate come ciuchi, si erano refugati a rotto di collo dentro Dijon, dove il generale Werder aveva piantato il suo quartier generale.
Queste notizie che leggevamo sui giornali erano tante stilettate per noi; già varii dei nostri compagni erano partiti alla spicciolata per la Francia.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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