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      Manfredi, che s'ispira all'orridezza della natura, ci appariva, ombra incresciosa e vagabonda su quel candido strato, e ci faceva volgere tutti i nostri pensieri alla fantasia più che umana di Byron!
      L'aspettativa era lunga; è un fatto che in certi momenti si prova la voluttà di bamboleggiare: gli uomini più grandi hanno in comune coi collegiali moltissimi divertimenti...
     
      Deh., fa che io possa ritornar bambinoA te daccanto!
     
      scriveva un mio amico che non credeva più a nulla; e noi che non eravamo guariti e che ancora si credeva a qualche cosa, incominciammo una guerra a palle di neve: guerra che se non ebbe le conseguenze terrIbili che ebbero le altre di cui facemmo parte, ci riusciva più fastidiosa, quando qualche proiettile veniva a spiaccicarsi sulle nostre faccie.
      I macchinisti col muso nero, i lavoranti colla faccia tutta unta (rimedio per scongiurare la forza del freddo) stavano a guardare con maraviglia, e s'interessavano alle peripezie del combattimento. Nel più bello della lotta mi si avvicina una donna e tendendomi la mano mi chiede un'elemosina. Abituato all'accattonaggio delle grandi città, io rifiutai la richiesta.
      - Se sapesse.... Io ho il genero e la nuora malata e sei nipotini che moiono di fame e di freddo.
      - Solite storie - Interruppe uno dei nostri alzando le spalle.
      - Storie! - Borbottò piangendo la povera vecchia - Storie! vengano a vedere e saranno persuasi.
      Seguimmo la povera; in una capannuccia tutta coperta di neve, sopra un monte di strame, vedemmo una donna ancora giovine, forse anche bella, circondata da quattro bambini assiderati dal freddo.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





Byron Ibili