Mi sdraiai alla meglio iN una cabina, quando entrò nella stanza un tale, che mi fu presentato con queste parole da un marinaro: anche lui, viene in Francia.
- E di dove viene? - Io gli richiesi.
- Vengo da Milano, ed ho fatto a piedi fin qui tutta la strada...
- E come mai?
- Io ero nei cavalleggeri Monferrato e son disertore!
Io lo guardai e sentii compassione di lui; io non ho mai creduto che l'impresa di Francia potesse riuscire, e, se andavo, era solamente perché reputavo un delitto per un republicano il non accorrere là dove si pugnava e si moriva eroicamente intorno al glorioso vessillo dell'umana emancipazione. Morire è nulla per chi ha un poco dì cuore: ma andando alla guerra ci son più probabilità di restare che di andare tra i più, e se quel povero diavolo l'avesse scampata, che avrebbe fatto? In Italia non poteva tornare dicerto, in Francia non sapendo una parola di lingua francese sarebbe morto di fame... Oh! quanti eroi vivono e moiono ignorati, in questo secolo falso in cui si inneggia all'effetto scenico dei bugiardi eroismi.
Questa volta ci si muoveva davvero; allorché io ne fui proprio sicuro mi addormentai profondamente.
Quando al mattino mi destai noi eravamo fermi.
- Venga pur su dai suoi compagni, mi disse un mozzo.
- Ma perché ci siamo fermati?
- Siamo a Savona: ci fermiamo fino a stasera.
- E avremo altre soste avanti di arrivare a Marsiglia?
- Oh!... sissignore! Per lo meno si sta dieci ore a san Maurizio.
I miei compagni, secondo il solito, più fortunati di me, erano stati messi nelle cabine di prima classe.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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