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      E a farlo apposta sembrava che l'Italia, quasi amante che si voglia tradire, si facesse bella di tutti i suoi vezzi per renderci più amara la dipartita.
      Ci fermammo di nuovo a san Maurizio, e fu forza il pernottarci. Mi condonino i lettori la noia di tutti questi ragguagli: ne soffrimmo tanta noi della noia... che possono pazientare, anche loro, poiché poco più ora manca alla fine di questa escursione marittima.
      Il mare si fece cattivo: un colpo di vento portò via tutte le panche che erano a poppa e dove ci eravamo seduti il dì innanzi: il nostro stato era deplorevole: lascio dapparte certe descrizioni che urterebbero il delicato sentire dei miei lettori e delle mie buone lettrici; lo stesso Capitano non sapeva più che pesci si prendere: l'equipaggio giurava per tutti i Santi del Calendario Cattolico di non essersi mai ritrovato in acque sì brutte. A Tolone si sobbalzava tanto nelle nostre cabine che si arrivava a picchiare capate terribili nelle asse del soffitto; è per sopramercato si era anche nel colmo della notte. È impossibile descrivere l'irritazione di cui eravamo in preda: lo sconforto si era impossessato di noi, e ci si aspettava di momento in momento di trovar la tomba, ora che si era arrivati in Francia.
      Il tempo si calmò; altre cinque ore di viaggio, eppoi il Capitano ci chiamò sul ponte. Corremmo tutti. Un bosco d'antenne occupava tutto il porto: una magnifica città ci si stendeva davanti in mezzo a due picchi, sul primo dei quali si vedeva il campanile di una chiesuola.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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