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      I ragazzacci del popolo non di rado li accompagnavano colle loro fischiate, o facevano loro degli scherzi da far rivoltare lo stomaco agli uomini più abboccati del mondo: la sventura dovrebbe esser sacra. La popolazione di Marsiglia l'aveva maledettamente con l'armata: mentre uomini, donne, fanciulli si affollavano lungo le vie e guardavano con ammirazione la guardia Nazionale, che faceva crepar dalle risa, tutti avevano sempre pronto un frizzo, un insulto per quei poveri diavoli del 60° reggimento, che allora si ricostituiva in quella città: li chiamavano i soldati di Napoleone, e tutti erano all'unisono per dichiarare quest'ultimo come un traditore, come l'unica causa di tutti i disastri che avevano ridotto al lumicino la patria degli eroi del novantadue e degli espugnatori di Malakoff.
      Un po' sconfortati continuammo a girellare, ma è un fatto che quella varietà, quel movimento ci stordiva in modo, che queste cose le quali, or ripensando mi danno fastidio, terminarono col non farmi nè caldo nè freddo e col darmi gusto. Rintoppammo sul porto il nostro compagno di viaggio, disertore dall'esercito Italiano.
      - Vadano al Comitato - Ci disse - perché fra poco si parte..
      - Dici davvero?
      - Sul mio onore.
      E noi ci avviammo al celebre Comitato che aveva la sua sede sulla piazza della prefettura.
      Un gruppo di giovani dal portamento spigliato, era sulla cantonata e faceva pervenire ai nostri orecchi il dolce suono della gentile favella del sì. Saranno stati all'incirca una cinquanta ed erano tutti Italiani, qualcuno aveva il berretto rosso: tutti vestivano ancora con abiti cittadineschi.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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