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      Egli si riposava: lì a cento passi da noi.. Io non sono un poeta, sono un ignorante, un soldataccio cresciuto tra bestemmie della caserma, ma che volete, non ve lo nascondo, veder quel vecchio, malato, quell'uomo della cui fama è pieno il mondo e che si è già conquistata l'immortalità, vederlo, dico lì sdraiato come uno di noi, con quella faccia di santo, a pochi passi dalla morte, io sentii inumidirmi le ciglia e piansi come una donnicciuola, o come un abatino.
      Due batterie, una da campagna e l'altra da montagna, presero posizione accanto a noi. Poco distante tuonava il cannone; erano le truppe di Bossak e di Ricciotti, almeno lo credo, che disturbavano le mosse del nemico. Che magnifico spettacolo ci si presentò agli occhi, quando principiammo a guardare! Una vallata ubertosissima di vegetazione si stendeva sotto di noi; i battaglioni Bavaresi e Prussiani formavano un'estesa e ben compatta colonna; gli ulani correvan da un estremo all'altro di quella linea, che sembrava di ferro, tanto era nera: ma colle nostre complessioni e coi nostri comandanti si ammacca anche il ferro!.. Venne l'ordine infatti di avanzarsi.
      Il terreno che dovevamo percorrere era pieno d'intoppi: era un avvicendarsi di piccoli scaglioni che qualche volta ci facevano andare a gambe levate. I Francs Tireurs si erano internati nella foresta e appoggiavano i nostri movimenti. Dopo poco trovammo dietro uno dei tanti rialzi gli Chasseurs d'Afrique che erano in esplorazione. Una scarica a bruciapelo eseguita dai Prussiani, li fece retrocedere; allora occupammo noi la sommità abbandonata dalla nostra cavalleria.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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