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      Se da un lato avevamo questo brutto spettacolo, dall'altro lato però ci consolava la vista ed il cuore un esempio di carità cittadina, che vorrei potere eternare. Questo esempio ci veniva dato da donne; già la più bella metà del genere umano fu, è, e sarà sempre in prima linea laddove trionfa sovrana la santa religione dall'affetto.
      Cinque, o sei signore, tutte vestite di nero, tutte colla fascia al braccio, distintivo dell'ambulanze, giravano per ogni verso, si affaticavano a far complimenti onde raccogliere offerte per i feriti. Il portamento distinto, il loro modo gentile di chiedere, la squisita educazione che trapelava dai loro discorsi più inconcludenti ci resero certi che quelle donne appartenevano ad elevatissimo rango: stuzzicare la sensibilità, mettere in opera anche un po' dì civetteria per fare più quattrini per i poveri diavoli che scontavano la pena di aver troppo amato la patria e l'umanità... ecco quale era lo scopo di queste generose, e si sforzavano di raggiungerlo con la abnegazione dell'apostolo, colla poesia che suole essere ispirata dall'idea di fate un'opera buona.
      Bisognava vedere con che grazia le vi levavano di tasca il denaro!... se un ministro delle finanze avesse di tali esattori il nostro impareggiabile pareggio sarebbe pareggiato!.... bisognava vederle queste care donnine, abituate all'atmosfera profumata dei saloni, al linguaggio adulatore dei felici del mondo, bisognava vederle, ripeto, discorrere confidenzialmente coll'operaio dalla giubba sdrucita, colla popolana i cui vestituccì emanavano degli effluvi tutt'altro che aristocratici, ringraziarli con amabile sorriso, infonder loro speranza, promettere di occuparsi dei loro cari che erano al campo, stringer loro cordialmente la destra.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297