- Ma dove vanno, dove vanno signori? - Gridava con tuono di raccomandazione quella povera vittima dell'ignoranza del tenente e dei nostri capricci - Quel treno lì va a Marsiglia: montino in quell'altro!
- Sanno, cosa è - Proferì stizzosamente allora il nostro accompagnatore - io con loro non ci voglio star più, e me ne lavo le mani fino da questa momento: ecco la loro paga.
Nessuno protestò; nessuno scongiurò il tenente a ritirare quello che aveva detto; ma egli, dopo averci dato un franco a testa, montò per il primo in un vagone di prima classe, mentre noi fummo di nuovo pigiati in una di quelle gabbie che a vederle sembrano molto più atte a ricettar delle bestie che dei Cristiani... o degli Ebrei.
Il benefico Morfeo, ausiliato potentemente dalla fatica e dallo strapazzo che ci avevano martoriati in quei giorni, scosse i suoi papaveri intorno a noi, che ci addormentammo saporitamente. Con qual voluttà si dormiva! non il più piccolo sogno, nè piacevole nè triste, veniva a turbare la nostra quiete di morte: come si deve esser felici, quando siam morti! Non sentire, non vedere più nulla, esser nulla... ecco quello che devono anelare le anime generose, trambasciate, sbattute in quest'orrenda burrasca del mondo, dove giungono a salvamento solamente gli ipocriti e i vili.
Un urtone rompe l'incanto di quella calma. Che è? Siamo giunti a Tournus: sono le nove e bisogna trattenersi fino alle due. Meno male che troveremo qualche caffè, qualche bettola, pensammo tra noi e forse potremo anche riposare su coltri più o meno sprimacciate quattro ore.
| |
Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
|
|
Marsiglia Cristiani Ebrei Morfeo Tournus
|