Questo movimento in altre circostanze ci avrebbe fatti scompisciare dalle risa: in quel momento eravamo troppo felici per aver raggiunto lo scopo delle nostre fatiche, e dei nostri dolori, per poter nemmeno prestare attenzione a questa spacconata.
Per quattro fianco destro, avanti marchs!
E mettendoci alla peggio per quattro, escimmo dalla stazione dietro all'ardente condottiero, infilammo il viale dei Platani che vi conduce, e passando di sotto all'Arco che fu inalzato ad onore dello strenuisissimo Principe di Condè, entrammo nel capoluogo delle Côte d'Or.
CAPITOLO VIII.
Traversammo la città e nella nostra traversata non ci fu dato vedere alcuno amico, nè tampoco alcuno che rivestisse la divisa di Garibaldino; in quell'ora così mattinale, i componenti dell'Armata dei Vosgi, o erano occupati in recognizioni ed esercizi, oppure se la dormivano saporitamente. Felici questi ultimi... noi cascavamo dal sonno! ci portarono al quartier generale che era proprio in fondo della città al lato opposto della ferrovia; il generale Garibaldi abitava il palazzo della prefettura, dove erano stati anche impiantati gli uffizi dello stato maggiore. Vedemmo alla porta in fazione un carabiniere genovese ed una guardia nazionale.
Il rivedere la simpatica camicia rossa, ci fece nascere in cuore un'emozione dolcissima; i nostri timori di non arrivare in tempo eransi dileguati: entrammo nel cortile ilari, e svelti, proprio come se uscissimo allora da un morbido letto.
Il tenente andò a prendere ordini; poco dopo tornò e ci disse: Loro possono andare per la città: per ora non è stata data alcuna disposizione per loro; a mezzogiorno sulla piazza delle Mairie io farò le paghe:
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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