Io parlo soltanto di quei famosi strategici, che dipendevano direttamente dal generale Bordone.
Qui devo dire alcune parole di questo generale da alcuni troppo abbattuto, da altri troppo esaltato. Io non voglio riandare la vita passata del nostro capo di stato maggiore; mio compito č il riveder le buccie a coloro che giraron nel manico durante il periodo che noi fummo in Francia e non quello di nototmizzare le faccende trascorse che a noi non riguardano, e delle quali noi non abbiamo a curarsi: noi pensiamo che chi ha intenzione di far bene, e traduce in atto questa intenzione, certamente si riabilita da ogni peccato che possa aver contaminato la di lui fama antecedente.
Bordone era zelantissimo per il bene dei suoi sottoposti: Bordone aguzzava di minuto in minuto il suo ingegno, si arrovellava, non dormiva pur di fare all'esercito Garibaldino tutte quelle agevolezze che da lui dipendevano. Infaticabile sempre, importuno col governo di Tours egli era giunto ad ottenere armi, denaro, concessioni. Di pių, se si pensa, che rimanendo lui nel suo posto, toglieva all'ambizioso Frapolli ogni speranza di poter comandare a bacchetta, bisogna convenire che la cosa migliore per noi era che rimanesse quello che ci era, invece che venisse fuori uno nuovo che probabilmente avrebbe mandato in perdizione le nostre povere cose. Lobbia avendo lasciato lo stato maggiore per assumere il comando della seconda brigata aveva condotto con se il Castellazzo, nome a cui qualunque elogio sarebbe superfluo; caro a chi ama la letteratura, come a chi ama la guerra; eroe in tutte le battaglie che si son combattute, autore del Tito Vezio negli ozi della pace, in quegli ozi dove tanta gente che fa professione di far le campagne si butta sull'imbraca e fa rivoltare lo stomaco alle persone perbene.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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