Era tanto spaventevole l'idea di morire di malattia, che tra i flagelli che ci minacciavano si ponevano in ultima linea i Prussiani: la sorte voleva ben esperimentare la tempra dei giovani soldati e questi hanno resistito alla prova.
Basti il dire che si era tutti infreddati... Oh! la prosa desolante di una ostinata infreddatura! In certi momenti invece di essere tra seguaci di Marte, si poteva creder benissimo di essere in un ospedale di tisici al terzo stadio. Ma non cessavano per questo le burlette, ed era un ridere continuato alle spalle di qualcuno che se la prendeva, un avvicendarsi di prognostici di cattivissimo augurio che terminavano con una bevuta alla salute di tutti noi altri... anche questi erano mezzi per cacciare la noia di quei giorni monotoni! Eppoi Digione offriva delle distrazioni anche in tempo di guerra e coi nemici alle porte. Nel palazzo ducale eravi un museo, nel quale non facevano difetto artistici capolavori; l'arte italiana vi era degnamente rappresentata da alcuni quadri di Guido Beni, da una Sacra famiglia di Andrea del Sarto, e da piccole pitture dei Caracci e del Francia; una bellisima collezzione di litografie all'acqua forte, delle statue moderne di qualche valore, diversi busti di uomini celebri, tra cui quello di Piron, celui qui ne fut riên, pas même academicien, i superbi mausolei dei duchi della Borgogna offrivano a chi desiderava di ammazzare il tempo un divertimento geniale e istruttivo. Un bellissimo quadro di una battaglia era sfondato.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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