Ai nuovi volontarii furono distribuite delle carabine Weincester, bellissime armi ma che forse esigevano un po' troppo perizia in chi le adoperava; avevano esse diciotto colpi di riserva, erano elegantissime e quando se ne vedeva una in mano di qualche Garibaldino, ci si affollava intorno a lui, e con noi si affollavano a bocca spalancata i buoni popolani della città; difatti nelle piazze, nelle vie principali tu non avresti veduto che gruppetti di gente, e in mezzo a questi un volontario che dava tutte le spiegazioni possibili e immaginabili in mezzo allo stupore e alla soddisfazione generale.
Bisogna esser giusti: nell'ultimo periodo della campagna i volontarii non erano armati malaccio: i Carabinieri Genovesi avevano per esempio delle buone carabine Spencer, con sette colpi di riserva nel calcio: unico danno come diceva, poco anzi, era la difficoltà con cui potevano adoperarsi da mani inesperte; per cui avrei reputato cosa molto migliore il dispensare fino dal bel principio quei Remingtons che furono dispensati, come sempre succede, quando non ce ne era più alcun bisogno.
Ai nostri soldati non si distribuiva alcun rancio: si dava loro un franco il giorno, se erano di fanteria; uno e venticinque centesimi, se di cavalleria: questo provvedimento, se era molto noioso per quando le truppe si trovavano in marcia o nei passetti, era assai comodo per quando le si trovavano in Digione. I cittadini non si potevano infatti mostrare nè più ospitali, nè più generosi: accoglievano a braccia aperte nelle loro case i giovani loro difensori e li trattavano cavalierescamente.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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