- Les Prussiens?! - Grida il Materassi - Che siano giù per le scale?!
- Ma dove.. ma come.. ma quando?
- Per carità partite.
- Oh! non abbiamo bisogno delle vostre preghiere! Prendo le scale e vado..
- Va'.. prima a pigliarmi lo stivale.. eppoi partiremo insieme.
- Ma ora..
- Permetteresti che io non venissi con voi?
- Hai ragione: in due salti, vado e tornoScendo in strada: un movimento da dar la vertigine: un correre da tutte le parti: un ritirarsi continuo dei cittadini dentro le porte: a tutte le cantonate squilli di tromba che chiamavano a raccolta; e un chiudersi di botteghe, un vocìo di donne che dalle finestre si raccomandavano.. insomma una desolazione, uno spavento tale da non farsene idea; spavento e desolazione che non hanno altro riscontro all'infuori di quello prodotto da false notizie nella serata del ventitre.
Via via che mi inoltravo verso la piazza, vedevo battaglioni di guardia mobile che s'indirizzavano verso le porte della città; il contegno di queste genti non era bellicoso di certo e sembravano più montoni condotti al macello, che difensori di un sacrosanto principio. Difaccia alla Mairie incontrai la legione Tanara: i Garibaldini cantavano. Addio mia bella addio e interrompevano l'inni, soltanto per prorompere in acclamazioni entusiastiche alla Repubblica e a Garibaldi. Eppoi mi trasvolarono difaccia agli occhi due batterie con i cavalli a trotto serrato; quindi venne la volta della brigata Ricciotti; il simpatico giovane era alla testa, ed i suoi Francs tireurs, col volto raggiante di gioia, colla testa alta, col passo accelerato, quasiché loro tardasse il trovarsi a fronte col'oppressor della Francia, avevano intuonato il magnifico inno dello Chenier:
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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