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      .. Già i Prussiani dì notte non hanno mai attaccato... ma se questa volta attaccassero, se si facesse sul serio?.. Permetterò che i miei compagni si ammazzino, compiano il loro dovere, ed io starò qui, poltrone, a sciogliere un'inno alla beatitudine del dolce far niente?... Oh! no, sarebbe troppo egoismo, confessiamolo pure, troppa vigliaccheria... se non dormo stanotte, dormirò domani, non son mica venuto quassù per stare in panciolle! Bisogna andare... - E via un'altra volta giù in strada e via a correre come un matto, ad arrapinarsi, a ficcare per tutto il naso, che era divenuto un vero pezzo gelato... e allora addio di nuovo belle volontà, addio proponimenti di passar l'intera nottata ad aspettare quelli che non venivano, e dì nuovo nel letto coll'idea fissa di non addormentarsi e invece appisolarsi di subito, destandosi però ad ogni momento, e tendendo l'orecchio, come le esterrefatte madri descritte dal Foscolo.
      La nottata passò, e nulla di nuovo ci annunziò il giorno seguente; i Carabinieri Genovesi tornarono dagli avamposti, le legioni italiane non si mossero neppure; per ora tutto annunziava riposo. Che giornata triste, uggiosa, pesante! il cielo era oscuro, la neve caduta nei giorni decorsi era ghiacciata, da un lato all'altro delle vie si poteva patinare e furono fatti sdruccioloni tremendi. Ci dissero di star pronti per il domani; noi trascorremmo cinque o sei ore a chiacchera davanti il camminetto fumando, ragionando di Firenze, che ci appariva come un sogno lontano e delle feste da ballo in cui saranno stati immersi i nostri amici, allora nel pieno sviluppo del Carnovale.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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